La nostra democrazia alla prova delle urne: tra santini, slogan e problemi concreti della nostra gente

03/03/2023

Con ancora nelle orecchie i suoni dei bagordi di Carnevale è nel periodo riflessivo della quaresima che si svolge questa ultima parte della campagna elettorale.  Poche settimane per ottenere la fiducia dei cittadini, una fiducia che alle urne dovrà essere ricambiata con fatti concreti perché di slogan roboanti e santini vari il cittadino si è già riempito tasche ed orecchie.  Come ricorda in un suo recente contributo Orazio Martinetti su l’”Azione”, “il nostro Cantone è un territorio piccolo ed i programmi proposti non scaturiscono da un’analisi solida dello stato in cui versa il Paese”.  Convincere il cittadino a votare sarà un compito difficile senza un doveroso esercizio di trasparenza e credibilità.  Il contesto sociale è decisamente cambiato in questi anni, pensando come la legislatura sia stata di fatto vissuta nella bolla della pandemia da Covid 19. Per molte di noi sono stati anni difficili, oltre al dolore di perdere i propri cari, ci siamo confrontati con la scuola a distanza e con il confinamento che ha causato disagi, soprattutto alle giovani generazioni. Ringraziamo il fatto di essere nati in questo meraviglioso Paese per poter dire di aver barcollato ma non crollato. Il sistema federale ha subito qualche acciacco nella gestione della pandemia ma rispetto al contesto internazionale ne è uscito rafforzato. Da un anno siamo confrontati con le conseguenze della barbara invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo. In gioco ci sono valori civili e democratici a noi cari. In questi 12 mesi abbiamo accolto molti rifugiati come da nostra tradizione e faremo sicuramente ancora molto per difendere la causa dell’Ucraina come quella di tutte le popolazioni colpite da calamità naturali, ma ritengo più opportuno concentrare le nostre forze al rafforzamento degli apparati di difesa del nostro Paese piuttosto che deliberare la rivendita di carri armati a terzi. Le conseguenze economiche dell’instabilità mondiale si sono fatte sentire anche da noi: mancanza di materie prime per l’edilizia, aumento dei prezzi, inflazione e rincari energetici sono concrete picconate al nostro potere d’acquisto. Come uscirne? Come risanare le finanze cantonali che, complici anche i mancati versamenti della banca nazionale fanno lievitare il deficit pubblico a 220 milioni, senza intaccare la necessaria progettualità del Cantone? In passato si è abusato del concetto di “patto di Paese”, una sorta di “accordo tra gentiluomini”, atto a fissare i compiti essenziali dello stato.  Non mi farei soverchie illusioni che questo processo inizi il prossimo 3 aprile. Servono alleanze di ampio raggio in parlamento per portare concreti segnali di miglioramenti e qui il Centro ha giocato (vedi la nuova tassa di circolazione) e giocherà (sgravi fiscali per le famiglie) un ruolo essenziale.  Lo sarà tanto più oggi con una così ampia dispersione di candidati e candidate: nei momenti di crisi il cittadino, e lo dimostrano i segnali provenienti dalle legislative di Zurigo e Basilea, cercano rifugio nei partiti storici. Sarà dunque importante in queste poche settimane che mancano al voto indicare la via del pragmatismo e della serietà, senza ergere barricate a destra e sinistra ma pensando che le soluzioni ai problemi concreti della nostra gente si possono risolvere solo con il fare.